Había publicado mucho sobre Rossini, textos dispersos, aquí y allá. ¿Qué le determinó a lanzarse a la escritura de un libro unitario con todas sus reflexiones?
Volevo parlare di Rossini in modo non accademico, a ruota libera, come si fa in una conversazione fra amici, per spiegare l’entusiasmo che la sua musica trasmette a chi l’ascolta senza ricorrere alle immagini tecniche e professionali di un saggio paludato. Volevo raccontare la complessità di un autore elitario e problematico con parole e immagini d’amore e di fantasia che accendessero la voglia di avvicinarlo, partendo dalla mia esperienza di interprete militante, di filologo applicato, di organizzatore musicale e di docente accademico.
Cómo describiría la relación que mantiene con Rossini. Después de tantos años ‘frecuentándole’, ¿lo siente como un amigo, un confidente, un maestro…?
La comunione che mi lega a Rossini non riguarda soltanto il musicista: in Rossini ammiro il grande autore di teatro che sa raccontare, con parole d’attualità, storie che sembrano lontane dal comune sentire e che invece aiutano a elevare una realtà appiattita dalla quotidianità e a nobilitare sentimenti usurati dall’ovvietà. In lui ammiro ancora il filosofo, capace di risolvere nella creazione artistica l’antica antinomia fra senso e spirito, conciliando il piacere di un approccio edonistico con la vertigine della riflessione spirituale, senza ricorrere agli anatemi dell’episteme giudaico-cristiana che ancora condiziona la morale.
¿Qué tiene este autor que no tengan Verdi, Monteverdi, Donizetti…? ¿El ritmo?
Rispetto agli autori sopranominati, Rossini con l’adozione incondizionata della vocalità belcantistica sceglie un linguaggio asemantico e astratto che sospende i sentimenti dei suoi personaggi in un Olimpo collocato fra cielo e terra, dove le passioni vengono depurate al filtro della ragione. L’algida emozione che ne deriva viene investita da una carica di energia ritmica di irresistibile vitalismo che costituisce la prerogativa più rilevante e originale di questo straordinario compositore.
Una de sus tesis es que Rossini tardó mucho en ser entendido en toda su dimensión, sobre su ópera seria. Y explica que ello se debe a que Rossini estaba ubicado ya en el futuro. ¿Fue un visionario a su juicio? ¿En qué sentido?
L’imponente prevalere numerico delle sue opere “serie”, rifiutate da chi cerca nel melodramma l’immediatezza di sentimenti riconoscibili, attesta indirettamente la grandezza della sua produzione giocosa. Le opere buffe di Rossini rappresentano l’altra faccia dell’animo umano: solo un grande autore drammatico, uso a esplorare i recessi della coscienza, poteva caricarle di simile significato. Contribuisce a conseguire il miracolo l’icastico discorso musicale, che utilizza immagini culturali tipicamente moderne quali l’ironia, l’ambiguità, il gioco del nonsense, la rinuncia a esprimere giudizi morali, il riferimento traslato e allusivo che lo rivelano proiettato nel futuro.
Alaba mucho la capacidad de Rossini de conciliar extremos. Sobre todo los impulsos dionisiacos y la rectitud apolínea. ¿Cómo describiría su fórmula para combinar armónicamente los polos opuestos y en qué aspectos es más patente y valiosa esa habilidad en su trayectoria lírica?
Quando asserisco che a Rossini è dato il dono di cogliere la sintesi di ossimorici contrari, mi riferisco alla sua capacità di rappresentare nello stesso momento emozioni opposte, utilizzando gli stessi vocaboli per esprimere gioia e dolore, amore e odio, vendetta e perdono. Tocca all’’interprete piegarli alla lagrima o al sorriso, all’erotismo della carezza o alla brutalità della trafittura, alla felicità dell’incontro o alla disperazione della perdita. Per intendere tutto ciò basterà riferirsi all’abissale duetto fra Semiramide e Arsace “Giorno d’orror, e di contento” nel secondo atto dell’opera omonima, dove, nello stesso istante, Semiramide discopre nell’amante il figlio scomparso e Arsace conosce nell’assassina del padre che dovrà uccidere per vendicarlo la madre agognata. Questa polivalenza espressiva viene certo favorita da una ispirazione che attinge con ugual forza agli opposti filoni dell’apollineo e del dionisiaco, tanto difficili da conciliare da giustificare la logorante crisi nervosa che indurrà la musa rossiniana al silenzio.
Hace unos meses, en su visita a España para dirigir el Requiem de Verdi, Muti se quejaba de que hoy día no se respetan apenas las esencias verdianas. Lamentaba que se interpreta de una manera demasiado efectista y enfática. ¿Cuáles son los “pecados” más comunes que se perpetran en la actualidad cuando se interpreta a Rossini?
Il “peccato” che più frequentemente si riscontra nell’interpretazione della musica di Rossini è quello di rispettare “alla lettera” il dettato delle sue partiture: la sua scrittura limpida e classicamente ordinata induce sovente a una rigidezza esecutiva che la raggela e la rende monotonamente meccanica. Il turgore delle pulsioni ritmiche e la solare brillantezza dei suoi preziosi impasti strumentali pretendono invece di ricercare libertà e fantasia, anche superando l’evidenza del segno.
¿Cuál es el consejo/sugerencia/ instrucción que más les recalca a los alumnos de la Academia rossiniana? En general y en relación a la interpretación de Rossini.
Nella mia Accademia spiego come dovrebbe essere il Divo rossinisano: un virtuoso capace di cantare senza sforzo le note del canto acrobatico utilizzando l’infinita gamma cromatica, dal pianissimo al fortissimo; un virtuoso in grado di sfoggiare la dolcezza di un morbido legato sul fiato e la violenza di uno staccato di forza; un virtuoso dotato della fantasia creatrice sufficiente a trasformare le fioriture anodine del belcanto in cogenti emozioni espressive.
¿En qué consiste la fórmula “musicología más teatro” que defiende en el Festival de Pesaro?
A Pesaro cerchiamo di restituire con semplicità e naturalità il messaggio rossiniano, rifiutando il ricorso a prassi strumentali e vocali di uno storicismo obsoleto o di uno sperimentalismo avanguardistico. L’aggancio strettissimo con la musicologia riflessa nelle edizioni critiche della monumentale Opera Omnia elaborate dagli studiosi della Fondazione Rossini ha comportato l’adozione di una mentalità filologica che persegue il sostanziale rispetto della volontà dell’autore. Il limite a questo rigore viene cercato nell’esperienza viva della messa in scena dell’opera: la traduzione pratica consente di verificare la congruità delle scelte musicologiche e la pertinenza delle indicazioni autografe. La verifica del pubblico serve anche a mettere a fuoco aspetti riguardanti la tipologia delle scelte vocali, l’opportunità di preservare le strutture originarie, la funzionalità di orientamenti registici….
Aparte de la suya, claro, ¿qué batutas y qué registas han sabido servir con más hondura y precisión las partituras de Rossini?
A Pesaro, fatto salvo il rispetto della partitura autentica, gli interpreti, direttori e cantanti, registi e scenografi, hanno la massima libertà di perseguire la linea stilistica che ritengono opportuna, con la sola costrizione di evitare estremismi provocatorii. Il Festival sostiene ogni proposta che ritiene seria e interessante, senza pregiudiziali di ordine estetico. Personalmente ricerco la qualità, garantita dalla professionalità e dal rispetto dell’autenticità, ma un giusto equilibrio fra il rigore massimalista e una fantasia espressiva senza limiti mi sembra cifra ideale per esplicitare il criptico legato rossiniano.
¿Queda todavía un Rossini oculto? Me refiero a piezas firmadas por él que apenas se representen y que, por su calidad, merecerían más atención. En autores de su talla unas pocas obras, las más populares, acaban ocultando otras joyas de su legado.
A Pesaro abbiamo riportato in vita l’intero catalogo rossiniano, ma la battaglia per ridare a queste opere il giusto posto nel cartelloni delle stagioni operistiche del mondo è ancora lontana dall’esser vinta. Pare incredibile che capolavori quali Ermione, Matilde di Shabran, Maometto II, Otello, La Donna del Lago, La gazza Ladra nonostante il successo incondizionato della riproposizione pesarese stentino a trovare una circolazione appropiata.
Díganos el pasaje de la obra de Rossini que le conduce al delirio y que compendie en su opinión todas sus virtudes compositivas…
Un’intera opera di oltre quattro ore di musica quale La Semiramide o il Tancredi mi portano al delirio ogni volta che la dirigo o l’ascolto… Comunque anche un solo passaggio può arrivare farlo: basti citare le pagine dove la ripetizione ossessiva di un frammento melodico o di una microcellula ritmica arriva a creare una ipnotica tensione, come nel celebre quintetto del “nodo avviluppato” nella Cenerentola, dove l’interninabile martellare di una singolare sillabazione onomatopeica ad ottavi “avviluppa e sgruppa” sino a provocare l’esplosione di un immancabile applauso liberatorio.
Alberto Zedda