Intervista II

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Después de haber sido uno de los pioneros en la interpretación de las sinfonías de Bruckner en Italia, de dirigir a Dietrich-Fischer Dieskau en Falstaff o redescubrir a Cavalli, usted se encontró casi por casualidad con Rossini. Y ese feliz acontecimiento probablemente cambió su vida. ¿Qué le ha proporcionado este compositor?

Effettivamente l’incontro con Rossini ha cambiato in modo radicale la mia esistenza per quanto riguarda l’aspetto professionale. A spingermi ad occuparmi a tutto campo di Rossini, come interprete e come studioso, non è stata soltanto l’entusiasmo derivato dalla sorpresa  di scoprire la dimensione assoluta del genio in un musicista ritenuto dai più l’erede di una tradizione buffa al tramonto e rivelatosi invece un grande interprete tragico dell’animo umano. Mi ha del pari emozionato il suo personalissimo modo di raccontare, ricorrendo a forme di comunicazione di grande modernità, quali l’ironia, il nonsense, il paradosso, l’ambiguità, che gli consentono di osservare gli esseri umani e le loro azioni col distacco e l’imparzialità di un testimone celeste, esonerato dall’obbligo di pronunciare giudizi morali e di stendere sentenze. L’ordinata follia che si avverte dietro l’apollinea tornitura di strutture formali di aurea perfezione nasconde la saggezza di un filosofo che antepone il vitalismo epicureo e la razionalità illuministica all’ipocrito e infecondo spiritualismo della tradizione monoteista.

Asegura que Rossini no fue ni conservador ni revolucionario, y que tuvo el acierto de reinsertar la música italiana en la gran tradición europea a través de un lenguaje que estaba abandonándose a la superficialidad. ¿Cuáles fueron sus principales aportaciones?

Rossini fu conservatore nella forma e rivoluzionario nella sostanza; a un linguaggio musicale straordinariamente semplice e scarno, posto al servizio di una vocalità astratta e asemantica, funzionale a un teatro di immagini traslate e simboliche lontane da ogni realistica emozione,  ha aggiunto la pirotecnica fantasmagoria di colori strumentali preziosi e l’energetica pulsione di una ritmica di irresistibile vitalismo, ereditate dalla grande tradizione d’Oltralpe, incarnata da Mozart, Haydn, Beethoven. Rossini è l’unico compositore operistico italiano che attinge una dimensione compiutamente sovranazionale ed europea.

Hace treinta años sería impensable asociar la figura de Rossini con la de un gran intelectual europeo. Contrasta la imagen del compositor preocupado en abstracciones metafísicas con la más habitual del gran vividor, mujeriego y gourmand que entretenía al público con sus comedias de apariencia ligeras. ¿Quién era realmente Rossini?

E la domanda che tutti ci poniamo e alla quale anch’io ho tentato di contribuire a  dare una risposta col mio recente libro pubblicato da Ricordi “Divagazioni rossiniane”. Rossini ha coltivato come nessun’ altro l’arte della mimesi, cospargendo il suo operare di una sorta di cortina fumogena che ne confonde i contorni, sicchè risulta difficile separare la verità sostanziale dall’apparenza. Anche da qui nasce il mistero di una personalità a tutt’oggi inafferrabile.

Después de su primera edición crítica de El barbero de Sevilla, que Claudio Abbado llevó a  La Scala y que ha viajado por todo el mundo -A Coruña incluida-, acaba de presentar una nueva. ¿Qué le faltaba al Barbero que no tuviera ya? 

Il testo musicale del Barbiere di Siviglia statuito nell’edizione del 1969 ha registrato nella sua recente riformulazione solo piccoli cambiamenti marginali, ma l’apparato critico, arricchito da quarant’anni di ricerca musicologica e dalla collazione di nuove fonti ritrovate, è stato radicalmente riscritto. Vi si rispecchiano le esperienze direttoriali del suo curatore e una serie di notazioni di grande utilità  per chi si accinga a mettere in scena il capolavoro rossiniano.

Sostiene que Pésaro ha sabido mantener con orgullo su festival lírico incluso en lo peor de la crisis económica. ¿Es un error recortar en cultura o creer que la música es un lujo prescindible?

Tagliare fondi alla cultura per un supposto calcolo economico é scelta miope e  disinformata: la cultura, di cui la musica è componente primaria, non è un optionaldi lusso, ma uno strumento irrinunciabile di civiltà, come l’educazione, la sanità, la ricerca. In tempo di crisi è doveroso però rivedere i criteri: nel campo dell’attività culturale, ad esempio, non sembra opportuno prediligere costose manifestazioni elitarie, pagate anche con soldi di contribuenti in lotta per la sopravvivenza che mai saranno in grado di frequentarle.

Este verano llevará Pesaro el gran testamento rossiniano, ese Guillermo Tell que en 2010 dirigió usted mismo en el Festival de Ópera de A Coruña, con un gran éxito personal. ¿Añora el contacto con el público de su ciudad adoptiva? ¿Nadie le ha ofrecido volver a dirigir aquí?

Uno dei detti tramandati che ha avuto più conferme recita: Nemo profeta in patria. Sono cittadino di A Coruña, orgoglioso di essere membro di questa comunità; naturale, dunque, che la mia patria adottiva, rispetti il dettame dell’antica massima. Comunque sono grato al pubblico coruñese per avermi sempre accolto col più grande rispetto e con calorosa e sincera amicizia, ricambiati dal profondo del cuore.

© Zedda-Vázquez