Sistro o sistri

Sistro

Il termine che Rossini costantemente impiega per indicare il Sitro è “Sistr.”, nel Barbiere come in Otello, Armida e in Ermione. Esempio musicale….. Soltanto in un caso, all’inizio della Stretta del Quintetto del secondo atto del Barbiere, la parola “Sistr.” è seguita, dopo un breve spazio, da una sorta di trattino, a cavallo della stanghetta che delimita la battuta, che potrebbe anche interpretarsi come una “i’.

In questo caso il punto che segue “Sistr” potrebbe leggersi come quello che normalmente accompagna la “i”, (riportare esempio….) pur se in questo caso il punto precede la vocale invece di seguirla. Sarebbe in ogni caso una lettura assai dubbia, dato che Rossini in tutti i casi dove nel corso dell’opera scrive parole con “tri”o “ri” (vedi esempio….) mai disgiunge “i” dalla “r”, comportamento grafologico naturale dato che “r” termina in alto, nello stesso punto da cui dovrebbe ripartire la “i”.

In ogni caso, anche optando per un termine plurale, l’Edizione lo considera strumento singolo, a suoni indeterminati prodotti da uno o piú corpi sonori metallici percossi, sospesi in mano o sistemati su supporti mobili (campanelli, barrette, lamine d’acciaio).

Nell’Armida (N. 2 Coro), Rossini annuncia “Sistr”, ma quando comincia a scriverne la parte scrive “Triangolo”. Una secolare tradizione esecutiva realizza il Sistro del Barbiere di Siviglia appunto con un Triangolo, percosso alternativamente su due lati, o con due Triangoli alternantesi, di differente misura al fine di produrre suoni di altezza diversa per evocare l’effetto di incudini percosse suggerito dalle parole del testo (“Mi par d’esser con la testa / in un’orrida fucina”).

Rossini impiega la stessa grafia per la parte di Sistro nel Barbiere e per quella di Triangolo nell’Armida, scrivendola su un pentagramma armato con la chiave di violino, con note singole ad un solo gambo, o con note alternatesi, l’una con gambo in gíu l’altra col gambo in su, tracciate sul primo rigo o nel primo spazio).

Per una disanima approfondita dell’argomento si veda anche la Prefazione alla partitura, sezione Problemi Particolari.

© Zedda-Vázquez